GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

25 NOVEMBRE 2021

IL TEMPO NON SI FERMA,  E’ TUTTO  CAMBIATO?                                                                                                                

I diritti conquistati. Le donne oggi, alla ricerca di un futuro possibile

In ricordo delle tre sorelle Mirabal nel 1981 si tiene il primo incontro Femminista delle Donne Latinoamericane che lancia una piattaforma per combattere la violenza di genere e in loro memoria l’Assemblea delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 54/134, decide che il 25 di Novembre è la “Giornata internazionale contro la violenza sulle le donne”

La violenza contro le donne è antica quanto il mondo, però, nessuno mai l’ha raccontata. 

…Solo attraverso una rivoluzione culturale e simbolica è possibile, prevenire seriamente ed in modo duraturo la violenza contro le donne (UDI).

Il 24 di Novembre alle ore 16,00

Inaugurazione della MOSTRA

“Immagini di Storia e Cambiamenti in Italia”

Siamo tutte e tutti I N V I T A T I in “Sala Scicluna” in Barriera di Milano – Via Renato Martorelli, n°78 – TORINO

Da tempo diciamo che la violenza contro le donne è soprattutto una questione maschile. Sono, infatti, uomini, di tutte le condizioni sociali e di tutte le età, quelli che commettono violenza contro le donne e sono stati uomini quelli che nel passato l’hanno perfino legittimata, attraverso leggi, pensiamo al delitto d’onore, al matrimonio riparatore e allo ius corrigendi, sostenuto da una giurisprudenza favorevole. Anche sugli uomini ha, infatti, agito il patriarcato, trasmettendo una modalità del rapporto tra i sessi fondata sul dominio maschile e la subordinazione femminile, condizionando di conseguenza la loro mentalità e i loro comportamenti, essendo anche immersi in una complicità sociale che glielo consente e lo incentiva. La relazione asimmetrica tra i sessi non ha, dunque, nulla di naturale ma è un prodotto culturale. Occorre quindi che gli uomini invece di rimuovere, quando va bene, il problema e quando va male minimizzarlo, o ignorarlo come marginale, al massimo prendendo le distanze dagli autori dei crimini, visti come mostri incapaci di controllare le proprie pulsioni, guardino invece dentro di sé, si interroghino, prendano coscienza e mettano in discussione il modello di virilità ereditato dal passato. Solo attraverso una rivoluzione culturale e simbolica è, infatti, possibile prevenire seriamente ed in modo duraturo la violenza contro le donne. Questa trasformazione culturale deve investire tutto il percorso della formazione, dalla scuola dell’infanzia, all’università e anche oltre, decostruendo la cultura sessista che è sotto gli occhi di tutti nei media, nel lavoro, nelle famiglie, nella società intera. Per quanto riguarda il fondamentale percorso formativo costituito dalla scuola si tratta di rivedere l’impianto patriarcale dell’istituzione scolastica, di analizzare criticamente la cultura androcentrica che ancora oggi viene trasmessa come fosse neutra e universale, di introdurre lo studio delle tante figure femminili ignorate, cancellate dalla cultura ufficiale, di formare adeguatamente le/i docenti e, più in generale, costruire le condizioni per un’analisi critica di come la violenza maschile sulle donne sia considerato un dato naturale e fisiologico nella storia dell’umanità anche nell’università . Questa per noi è prevenzione della violenza maschile.

Alle donne le risorse per le donne.

La legge sul “Codice Rosso”, che vorrebbe combattere la violenza maschile proponendo la velocizzazione dell’intervento dei magistrati e la priorità assegnata alle indagini, nei fatti non ha dimostrato di saper intervenire secondo le intenzioni proclamate dai legislatori. Grave è l’assenza di una precisa valutazione del rischio che è indispensabile per stabilire le misure di protezione. Ciò non rispetta la Convenzione di Istanbul e dunque della protezione “concreta” non vi è alcuna traccia (anche perché la legge sul Codice Rosso è a costo zero), mentre è previsto uno sconto di pena per condannati per violenza che si impegnano a seguire un percorso di psicoterapia.

Per fermare la violenza maschile chiediamo al Governo:   

IL CONTROLLO SISTEMICO DELL’APPLICAZIONE/IMPLEMENTAZIONE DELLA CONVENZIONE DI ISTANBUL, SOPRATTUTTO PER QUANTO RIGUARDA PREVENZIONE, FORMAZIONE, PROTEZIONE, PUNIZIONE

– L’APPLICAZIONE IMMEDIATA DEL PIANO STRATEGICO NAZIONALE E DELLE LINEE GUIDA IN TUTTI I PRONTI SOCCORSI ITALIANI ANCORA NON RECEPITE DOPO L’APPROVAZIONE DEL 2017;

– IL DIVIETO IMMEDIATO DELL’UTILIZZO DEL COSTRUTTO DELL’ALIENAZIONE PARENTALE IN OGNI TRIBUNALE E IN OGNI AMBITO, DA QUELLO SANITARIO ALLE FACOLTÀ UNIVERSITARIE; 

– L’ATTUAZIONE IMMEDIATA DELLA LEGGE PER GLI ORFANI DI FEMMINICIDIO;

– LA CREAZIONE DI UN FONDO NAZIONALE PER LE SOPRAVVISSUTE AL FEMMINICIDIO, AL FIGLICIDIO E PER LE DONNE POVERE O DISOCCUPATE VITTIME DI VIOLENZA;

– IL SOSTEGNO ECONOMICO AI CENTRI ANTI VIOLENZA, ANCHE PER QUANTO RIGUARDA L’ACCOGLIENZA A DONNE MIGRANTI;

– IL RECEPIMENTO DELLA CONVENZIONE 190/2019 E DELLA RACCOMANDAZIONE 206/2019 DELL’O.I.L., VOLTA A CONTRASTARE LE MOLESTIE SESSUALI NEI LUOGHI DI LAVORO, ADEGUANDO LA NORMATIVA ITALIANA, SALVAGUARDANDO I PUNTI QUALIFICANTI GIÀ PRESENTI NELLE NOSTRE LEGGI;

– LA SALVAGUARDIA DEI LUOGHI DELLE DONNE IN ITALIA E IL RICONOSCIMENTO DELLE ESPERIENZE AUTONOME DEI CENTRI DONNE CONTRO LA VIOLENZA.